Hitman 3 - Recensione

Con la terza sinfonia si conclude il concerto di omicidi di 47.

Hitman III - La recensione - Hitman 3

LA RECENSIONE IN BREVE

  • Le sei nuove missioni sono progettate ottimamente all'interno di altrettanti scenari sempre ricchi di modi creativi per portarle a termine.
  • Al di là delle nuove ambientazioni e di un nuovo gadget, Hitman III non offre reali innovazioni rispetto ai capitoli precedenti. La modalità VR, in tal senso, è riservata alla sola versione PlayStation.
  • La longevità non è eccezionale, specialmente per chi ha già completato i due capitoli precedenti. Potrete tuttavia importare i vecchi livelli nel terzo episodio e rivivere le missioni sfruttando le novità di gameplay per sperimentare nuovi approcci.

Uccidere qualcuno non è nulla di particolarmente complicato. Un cacciavite, un’automobile, a volte nulla più di una spinta sono più che sufficienti a porre fine a una vita umana. Pensare a come eliminare il prossimo è un passatempo relativamente innocente se non si mette in pratica l’azione immaginata e quello che si può trarre da questo esercizio è la conferma dell’assioma iniziale: uccidere è facile.

Farlo facendolo sembrare un incidente, senza testimoni, passando attraverso una struttura di massima sicurezza come un’ombra e causando il decesso solo del bersaglio? È precisamente in questo che c’è l’arte dell’omicidio, e 47 rappresenta il Michelangelo degli assassini.

L'arte dell'assassinio

Per chi non avesse mai giocato a un titolo della serie Hitman, stiamo parlando di un "simulatore di assassinio" in cui si interpreta un sicario noto unicamente con il nome "47", un vero e proprio clone ingegnerizzato per svolgere il suo mortale compito e famigerato per la sua innaturale capacità di infiltrarsi ovunque, superare qualsiasi ostacolo fino a organizzare la dipartita del suo bersaglio... in un modo che molto di frequente passa come semplice “incidente”.

Hitman III (così come i precedenti due capitoli) è particolare all'interno della serie perché rappresenta la parte finale di una trilogia separata, denominata World of Assassination, che vede 47 venir contattato da un vecchio amico e scatenare una guerra contro i suoi precedenti datori di lavoro, la International Contract Agency. Senza scendere in spoiler posso dire che la conclusione della trama è di per sé soddisfacente e chiude il cerchio adeguatamente, ma fallisce dal lato del coinvolgimento, nel senso che non ho mai provato una forte emozione o desiderio di "farla pagare" al villain finale. A pensarci, non saprei neanche se definirlo un difetto dato che in fondo 47 vive tutte le vicende che lo riguardano con un grande distacco emotivo ed è difficile provare rabbia e indignazione quando il protagonista stesso non arriva neanche a inarcare un sopracciglio.

Un dettaglio forse non interamente positivo di Hitman III è che continua la tradizione dei due precedenti capitoli con una struttura di gioco rimasta fondamentalmente invariata, al punto che potrebbe benissimo esser visto come una sorta di espansione invece di un gioco a sé stante. Per quanto questo possa sembrare soltanto un difetto, in realtà il riproporsi di una struttura conosciuta riesce nell'intento di creare una continuità di stile e di elementi di gioco che permettono di proseguire l’avventura come se non si fosse in realtà mai interrotta. Naturalmente questa considerazione è valida solo per chi ha già provato a immergersi nella trilogia World of Assassination, ai nuovi giocatori in realtà consiglierei di iniziare da Hitman, quello del 2016.

Nella somiglianza coi precedenti capitoli ci sono tutti i pregi e i difetti di questo Hitman III. A livello meramente estetico il gioco inizia a mostrare un po’ gli anni che si porta dietro il motore grafico che lo muove, ma il colpo d’occhio e l’ampiezza dei livelli di gioco rimangono assolutamente notevoli. Non ci sono situazioni di gioco davvero inedite ma le missioni che si affrontano in questo terzo capitolo sono molto complesse e permettono di "divertirsi" parecchio cercando nuovi modi di arrivare al bersaglio: ho particolarmente gradito, per fare un esempio, la situazione che si può venire a creare nella seconda missione in cui ci si trova coinvolti in un murder mistery degno di Agatha Christie all'interno di una grande magione. Come sempre è possibile fregarsene delle "soluzioni eleganti", tirare fuori le armi e riempire di piombo i nemici, ma usare i mitra è sempre stato il modo sbagliato di giocare a Hitman.

Tra le poche novità introdotte c'è un gadget che mi è parso personalmente "stonato" in un gioco ad ambientazione ultramoderna: una fotocamera digitale. Nel gioco viene utilizzata in teoria per analizzare alcune strumentazioni, trovare possibili scorciatoie ed è possibile utilizzarla per risolvere alcune delle "storie" interne alle missioni. Non mi è sembrato nulla che onestamente non fosse possibile fare dall'interfaccia di gioco senza mettere di mezzo un oggetto in più: in una delle missioni si può fotografare un corpo per dare prova di un'eliminazione, ma quale cellulare in epoca moderna non può fare fotografie e inviarle?

In un caso che ho trovato ancora più forzato dovevo esaminare un libro e secondo il gioco era necessario tirare fuori una fotocamera ultratecnologica per farmi notare che un passaggio era stato sottolineato. In tutta la mia prova non mi sono mai davvero trovato a considerare la fotocamera uno strumento realmente necessario, ma naturalmente altri giocatori che amano approcci diversi potrebbero anche basarci una parte importante del loro stile di gioco.

Le infinite vie della morte

Decisamente più interessante l'introduzione delle scorciatoie permanenti che permettono di capitalizzare sulla natura sandbox improntata alla rigiocabilità tipica della saga Hitman. Si possono infatti sbloccare scale o aprire porte che rimarranno aperte anche in successive esplorazioni dei livelli. Questo, che si aggiunge ai nuovi punti di partenza sbloccabili guadagnando esperienza, fa sì che i modi per arrivare a un bersaglio diventino esponenzialmente maggiori ogni volta che si affronta una missione. Non si tratta di una novità che stravolge il sistema di gioco, ma che contribuisce sicuramente a svecchiarlo.

La parte di Hitman III che mi ha convinto di più è comunque quella più basilare: le location e le missioni. Sfruttando gli anni di esperienza sulle loro spalle gli sviluppatori hanno creato delle ambientazioni davvero suggestive dove dar vita a un vero e proprio parco giochi dell'omicidio. Normalmente eviterei di parlare dei livelli di un gioco per evitare spoiler, ma dato che sono stati già stati resi pubblici, posso analizzarne un paio: Dubai e la Cina. Il primo è un livello assolutamente maestoso su un grattacielo che va a sfiorare le nuvole, pieno di movimenti verticali e con alcuni panorami da mozzare il fiato (letteralmente, se si soffre di vertigini). Ho particolarmente apprezzato la varietà di modi per eliminare lo sventurato di turno che nel mio caso si è letteralmente suicidato senza che mi trovassi mai neanche vicino a lui. Sicuramente una delle missioni meglio riuscite di tutta la saga.

Per il livello ambientato in Cina sono invece stati ricreati alcuni isolati di Chongqing in modo estremamente dettagliato e i modi per arrivare alle persone che si devono uccidere sono tali e tanti che è stato in realtà il livello che ho "visitato" più spesso, ogni volta trovando una strada nuova o dettagli che mi ero perso durante la mia spedizione precedente. In realtà giocandoci ho avuto quasi l'impressione di star affrontando due livelli in uno, non solo per la presenza di due bersagli, ma anche per la profonda differenza di atmosfera che li separava.

Tra le modalità extra sono presenti quelle dei precedenti capitoli, inclusa la modalità Sniper Assassin, ma non è presente nessuna tipologia di gioco dedicata al multigiocatore. La modalità Ghost creata per Hitman 2 è stata infatti cancellata già nel secondo capitolo a metà del 2020 e non è stata reintrodotta per Hitman III.

More of the same?

Hitman III è un gioco che funziona bene, ma che con sole sei missioni rischia di intrattenere forse per troppo poco tempo, anche tenendo presente la possibilità di rigiocarle più volte per sbloccare nuove opzioni e gadget addizionali. Terminate le storie interne e fatto un breve giro nella modalità Sniper Assassin lo stimolo ad affrontare omicidi casuali e sfide aggiuntive potrebbe traballare, soprattutto se si è passato molto tempo con quelle modalità in Hitman 1 e 2, dato che sono fondamentalmente identiche.

Pensare a un giudizio finale quindi è più complesso di quanto mi sarei aspettato quando ho fatto partire la prima volta il gioco. La sensazione più sgradevole è stata certamente quella di star giocando a quella che un tempo sarebbe stata probabilmente venduta come espansione, ma al tempo stesso non posso negare di essermi divertito e aver apprezzato la creatività degli sviluppatori nel creare livelli vivi e molto complessi. Il risultato finale è positivo, perché ritengo comunque che anche come gioco a sé stante Hitman III sia la migliore evoluzione della serie e, anche solo per pura mancanza di concorrenti, è il miglior simulatore di assassinio che esista.

Verdetto

Forse relativamente povero di contenuti con sole sei missioni oltre alla modalità Sniper Assassin e i contratti secondari, Hitman III riesce comunque a regalare molte ore di divertimento se si è disposti a immergersi più volte in ciascun livello per sbloccare ogni gadget e trovare ogni modo per eliminare i bersagli. La trilogia si è conclusa proprio quando forse stava iniziando a sembrare troppo uguale a se stessa.

In questo articolo

Hitman 3

Io Interactive | 31 Gennaio 2021
  • Piattaforma
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  • NintendoSwitch

Hitman III - La recensione

8
Buono
Si dice che la squadra che vince non va cambiata, e forse è vero. Hitman III rimane un eccellente simulatore di assassinio e uno dei migliori capitoli dell'intera saga.
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