Uncharted: L’eredità perduta - Recensione

Un Uncharted in formato ridotto.

Uncharted: L'Eredità Perduta - La recensione - Uncharted: L’eredità perduta


Ve lo dico subito? Dai, ve lo dico subito. Uncharted: L’Eredità Perduta mi è piaciuto più di Uncharted 4. E vi spiego anche in che senso, perché 1) è un discorso più complesso di quello che può sembrare e 2) so che sembrerà una dichiarazione di una certa forza.

Cominciamo dal punto 1. È innegabile che, per molti aspetti, Uncharted 4 rimanga un prodotto comunque superiore. Soprattutto non è possibile sorvolare sul fatto che L’Eredità Perduta ne sia comunque una costola: non sarebbe mai esistito senza il gioco “padre”, da cui eredita (seppur con alcuni piccoli e graditi miglioramenti) tecnologia e gameplay. Insomma, l’ultima avventura di Nathan Drake è necessariamente su un livello più alto, da questo punto di vista, reggendo anche le redini di questo DLC/spin-off.

Ciò nonostante, e qui arriviamo al punto 2, la mia personalissima esperienza con L’Eredità Perduta è stata più intensa di quella vissuta con Uncharted 4. Attribuisco parte del merito della cosa, paradossalmente, alla durata inferiore (circa sette ore), che - ci ho riflettuto proprio in quest’occasione - si sposa meravigliosamente con il genere di gioco. Dove per genere di gioco non intendo né i titoli d’azione/avventura, né i third person shooter, ma qualcosa di più preciso: i prodotti di Naughty Dog dal 2007 a oggi. Per carità, a un The Last of Us non sottrarrei forse neanche mezzo secondo, probabilmente neanche i caricamenti, ma alcuni episodi di Uncharted (quarto compreso) forse un pizzico più snelli li avrei preferiti. L’Eredità Perduta mi ha confermato che ci può stare, assolutamente, anche una durata di sette ore. Perché comunque non gli manca niente. Davvero, niente. Tutte le emozioni che di solito un Uncharted “regolare” è in grado di offrire sono presenti anche qui. Tutte quante. Solo, in un arco di tempo più stretto. E quindi, anche proprio per questo, meglio armonizzate.

Grafica mozzafiato? C’è. E questa, probabilmente, è anche proprio oggettivamente superiore a quella di Uncharted 4. Già con l’ultimo capitolo della serie regolare Naughty Dog aveva fatto qualcosa di sensazionale, confezionando quello che probabilmente è il gioco graficamente più bello* di questa generazione fino a oggi. Pardon, fino al 23 agosto. Perché in quella data L’Eredità Perduta lo supererà, seppur di pochissimo. Il motore grafico è praticamente lo stesso, ma la cura con cui gli artisti e i tecnici di Naughty Dog si sono dati da fare in quest’occasione è incredibile. Rispetto al gioco base manca forse solo un pizzico di varietà (comunque presente), ma per il resto state certi che saranno diversi i punti del gioco in cui vi fermerete per emettere uno spontaneo “wow”.

Scrittura di alto livello? C’è, eccome se c’è. Se la trama principale non sarà probabilmente ricordata negli anni, di sicuro lo saranno invece i dialoghi e la caratterizzazione dei personaggi, che in questo spin-off raggiungono picchi di eccellenza. Non necessariamente superiori a quelli degli Uncharted regolari (e chiaramente non toccanti come quelli di The Last of Us), ma quantomeno su quegli stessi livelli. Ho avuto la sensazione, durante tutto il corso dell’avventura, di una qualità ormai familiare, assodata, ma comunque sempre soddisfacente. Come se gli sceneggiatori non avessero più bisogno di dimostrare chissà che e di sottolinearlo chissà come: Uncharted e Naughty Dog sono ormai sinonimi di storie scritte benissimo, non c’è più bisogno di enfatizzare la cosa, ce la si può godere e basta.

* La grafica di Uncharted 4, e ora quella de L’Eredità Perduta, è probabilmente la migliore in assoluto di questa generazione, ma è giusto specificare che un gioco come Horizon Zero Dawn vanta un’estetica di livello paragonabile in una struttura open world decisamente più complessa. E quindi potrebbe essere considerato tranquillamente migliore nel complesso, dal punto di vista della realizzazione tecnica. Così, giusto perché questo è sempre un bell’argomento.

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