Titan Quest - Recensione

PS4 Switch Xbox One

Dodici anni sono tanti, soprattutto in un ambiente come l’industria dei videogiochi dove il progresso tecnologico tende a rendere tutto obsoleto in pochissimo tempo, e dove le innovazioni di gioco si susseguono a un ritmo abbastanza sostenuto. Di conseguenza, molti titoli con diversi anni sulle spalle non riescono a superare la prova del tempo, risultando magari macchinosi nelle dinamiche di gameplay, o tecnicamente troppo indietro per essere godibili dopo così tanto tempo. Non è il caso di Titan Quest: l’action RPG che strizza l’occhio a Diablo sviluppato dall’ormai defunta Iron Lore avrebbe molto da dire ancora oggi, e questo THQ Nordic lo sa bene, tanto che il publisher austriaco ha ben pensato di riproporre questo hack & slash su Xbox One e PS4 prima, e su Nintendo Switch tra qualche settimana. Proprio la versione di Titan Quest arrivata sulla console di Sony è l’oggetto della recensione che state leggendo.

LA CADUTA DEGLI DEI

Prima di parlare di come gira il gioco su PS4, però, consentitemi di riassumere brevemente le meccaniche alla base del gameplay dell’opera di Iron Lore. Titan Quest è un titolo ambientato durante l’Età Classica, in un’epoca dove l’umanità è costantemente in contatto con le proprie divinità; peccato che questa connessione sia stata interrotta a causa delle azioni di alcune creature misteriose, il cui intento è quello di liberare i Titani dalla prigionia e rovesciare l’ordine degli Dei. Le vicende della quest principale portano il protagonista nei posti più disparati del mondo, dall’antica Grecia alla Cina, passando per l’Egitto fino in Babilonia. Questa versione del gioco, inoltre, include anche l’espansione Immortal Throne, la quale introduce un ulteriore atto della campagna, nonché una maestria aggiuntiva con un albero delle abilità inedito, portando così a nove il totale delle discipline attraverso le quali personalizzare il proprio eroe.

Titan Quest PS4 recensione

Le vicende della quest principale portano il protagonista nei posti più disparati del mondo

Proprio le maestrie sono l’elemento che distingue Titan Quest dagli altri cloni di Diablo usciti in tutti questi anni. Al giocatore viene garantita una possibilità di scelta maggiore nello sviluppo dell’alter ego, eliminando del tutto il tradizionale sistema delle classi: ogni personaggio, difatti, può scegliere due delle nove maestrie totali, senza curarsi di alcun vincolo particolare, andando così a generare la propria build personale libera dai paletti che altrimenti sarebbero stati imposti dalle classi predefinite. Detto questo, Titan Quest si presenta come un qualsiasi esponente del genere, tra orde di nemici che caricano a testa bassa, enormi boss da buttare a terra, missioni secondarie che regalano punti esperienza addizionali, tonnellate di oro e oggetti lasciati cadere dai mostri uccisi e le immancabili aree segrete che celano strabilianti ricchezze.

I TITANI HANNO VINTO

Quanto avete letto fin’ora rappresenta le fondamenta di quello che ritengo sia uno dei migliori esponenti del filone degli hack & slash, un gioco che però non merita il trattamento riservatogli da THQ Nordic e da Black Forest Games, lo studio che si è occupato di questa conversione. Quello che mi sono trovato tra le mani è un prodotto realizzato in maniera molto approssimativa, per usare un eufemismo. Si comincia ad averne il sentore non appena si apre un qualsiasi menu, dove le informazioni sullo schermo riportano in parte le scorciatoie relative ai controlli via mouse e tastiera; la conferma arriva tuttavia una volta fatti i conti con gli enormi problemi tecnici che affliggono questa versione di Titan Quest. Ben presto ci si scontra con pop-up di elementi dello scenario, mostri che compaiono dal nulla, glitch grafici di vario tipo come l’improvvisa scomparsa degli effetti particellari (sostituiti da quadrati gialli che avrebbero dovuto lasciare il passo a fumo e fiamme), freeze di diversi secondi nelle situazioni più concitate (controbilanciati da momenti in cui la velocità di gioco addirittura raddoppia senza alcun motivo), per non parlare della presenza costante di un input lag che in alcuni casi può fare la differenza tra la vita e la morte del protagonista. Addirittura, in un caso mi sono accorto di aver perso la possibilità di utilizzare un’abilità, sostituita nello skill tree da una croce che non lascia spazio a interpretazioni (problema risolto ricaricando la partita e ricominciando dall’ultimo checkpoint).

Titan Quest in formato PS4 è raccapricciante

Insomma, spero davvero che gli sviluppatori corrano al più presto ai ripari perché, nello stato attuale, Titan Quest in formato PS4 è – detto chiaramente – raccapricciante. Siamo davvero ai limiti dell’ingiocabile: un completo disastro che non rende giustizia a un’opera che, almeno sotto il profilo del mero gameplay, non ha risentito per nulla del passare degli anni.

Non ho intenzione di usare mezzi termini: questa riedizione di Titan Quest è agghiacciante. Un disastro che si concretizza esclusivamente nel comparto tecnico, tra bug enormi e glitch grafici costantemente presenti che compromettono in modo serio l’intera esperienza di gioco. Peccato perché l’hack & slash sviluppato originariamente da Iron Lore avrebbe ancora molto da dire al giorno d’oggi, ma in questo stato è veramente difficile goderne al meglio.

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Pro

  • Il gameplay è ancora molto attuale, nonostante siano trascorsi dodici anni.

Contro

  • Il comparto tecnico fa acqua da tutte le parti.
  • Conversione non all’altezza del gioco originale.
  • Nemmeno la decenza di rimuovere i riferimenti a mouse e tastiera dai menu.
4.8

Gravemente Insufficiente

Le leggende narrano che a Potenza ci sia un antro dentro al quale vive una misteriosa creatura chiamata Alteridan. In realtà è solo il nostro Daniele, che alterna stati diurni di brillantezza ad altri notturni dove i suoi amici non hanno ancora capito che non conviene fargli assumere troppo alcol.

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